Chiara Ferragni, l’influencer da 10 milioni di euro

Ne abbiamo parlato in molti articoli, abbiamo elencato le più famose, abbiamo analizzato il loro stile, abbiamo cercato di giustificare questo fenomeno, abbiamo intervistato una delle rappresentanti Sabrina Musco, ma dobbiamo essere sinceri non abbiamo ben capito perché esistono.

Così abbiamo deciso di indagare ancora, di tuffarci a 360 gradi nel magico mondo delle fashion blogger. Andando su Instagram migliaia sono le foto che si possono trovare, profili di belle ragazze che fanno le fighe indossando abiti e accessori costosissimi solo per il gusto di scattare una foto ed essere delle influencer. Ma di preciso che significa essere influencer e come si diventa? Gli influencer sono donne e uomini che hanno fatto credere al mondo di essere utili, dicendogli cosa devono fare e come farlo al meglio. Nel campo della moda per diventarlo a detta loro basta poco: essere se stessi scegliendo capi che ci rappresentano, utilizzare in modo intelligente i social network ed avere inventiva coprendo quei pochi spazi vuoti non ancora esplorati da nessuno. “Fino a qualche anno fa, un brand di moda sceglieva un blogger in base alla sua bellezza, alla sua simpatia, diciamo con criteri molto personali”, racconta Paola Nannelli di Blogmeter, agenzia di social media intelligence. “Oggi, al contrario, i criteri di scelta sono più analitici e si basano su dati certificati. Non si tiene conto, per esempio, soltanto dei follower acquisiti ma della capacità di coinvolgere i propri (engagement) con commenti e like, delle performance nel guadagnare nuovi follower in un determinato periodo, di quanti utenti unici interagiscono davvero sui loro profili social e anche dalla qualità e quantità di post prodotti. A queste analisi, raggruppate in un grafico, si aggiunge il lavoro di un linguista che associa a loro, come a ogni altro brand, un insieme di parole chiave in grado di rintracciare in rete, su blog, su forum e siti il loro reale impatto positivo o negativo. È un lavoro lungo ma scientifico: non si possono truccare i numeri. Infatti le agenzie di data analytics sono oggi un fattore chiave per chi si occupa di comunicazione, pr e marketing nel fashion system”.


Ma come si arriva ad avere un fatturato di 10 milioni di euro l’anno? Sì avete letto bene. Stiamo parlando della capostipite, l’ape regina delle fashion blogger, quella che per prima ha avuto l’intuizione geniale: Chiara Ferragni. Probabilmente in queste settimane ne avrete sentito parlare per la sua love story con Fedez, ma la sua storia ha radici molto più profonde. Chiara Ferragni, classe 1987, è da sette anni il volto e la mente del blog The Blonde Salad; dopo qualche mese di scatti fatti dal suo fidanzato di quel periodo Riccardo Pozzoli, che ha dato il via al blog e alla fondazione “The Blonde salad, nel 2010 Chiara riuscì a presentare una linea di scarpe, interamente made in Italy e ad essere invitata come ospite agli Mtv Trl Awards. Nel 2014 ha fatturato 8 milioni di  euro e nel 2015 oltre 10. Nel 2015, il fenomeno Chiara Ferragni è stata oggetto di un case study della Harvard Business School. Oggi la sua azienda fattura 10 milioni di euro l’anno e la dolce Chiara è stata inserita da  Forbes nella classifica dei 30 Under 30 più influenti al mondo nella sezione Art&Style. The Blonde Salad, divenuto negli anni uno dei più influenti al mondo in fatto di moda, oggi è molto più di un blog: è una vera fonte di ispirazione e stile per milioni di persone non solo in Italia ma in tutto il mondo. 200.00 follower su Twitter, quasi 1 milione di fan su Facebook e oltre 3 milioni di seguaci su Instagram.

Tutto ciò ha davvero dell’incredibile se pensiamo che marchi di moda hanno impiegato decenni per ritagliarsi un posto di prestigio ed una reputazione all’interno di questo mondo, tuttavia oggi sono disposti a pagare per vedere una foto di Chiara Ferragni che indossa un loro capo mentre fa la spesa. Che il mondo della moda sia di per sé regolato da leggi assurde questo lo sappiamo bene, ma abbiamo imparato ad accettarle. Abbiamo accettato di vedere per le strade i leggings sostituirsi ai pantaloni, abbiamo accettato che tornasse il maculato, poi i pantaloni di pelle ed ora anche il velluto. Questa è la realtà dei fatti, nel 2000 le bambine da grandi volevano diventare delle veline, nel 2016  vogliono essere una influencer, guadagnare indossando capi costosi, molto spesso senza un vero stile. Bimbe mie rassegnatevi di Chiara Ferragni ce n’è una sola (si spera), tuttavia rischiate di diventare come Elena Barolo, da velina a finta influencer.

Tirando le fila del discorso abbiamo capito che: tutti le odiano ma nessuno sembra ne possa fare a meno, i fotografi le seguono durante le settimane della moda come se fossero loro le star, gli stilisti le disprezzano per la loro mancanza di stile ma se vestendosi da albero di natale indossano un loro abito diventano i loro migliori amici, ma sopratutto abbiamo imparato che per diventare famose bisogna che noi stessi diventiamo un brand da poter vendere al migliore offerente. Ipocrisia e follia sembrano andare a braccetto nel patinato mondo della moda, nulla di nuovo quindi batte sotto al sole.

Claudia Ruiz