Catherine Spaak, 50 anni di spettacolo di una donna senza rimpianti

“Don’t play that Song”, (Non suonare questa canzone). Fuoriescono da un luccicante juke box queste nostalgiche note accompagnate dalla voce singhiozzante di Peppino di Capri. Il popolo del twist ondeggia e ognuno si muove a modo proprio: adolescenti dallo sguardo trasognato e giovanotti pronti all’abbordaggio; flessuose fanciulle dai bikini ridotti e formose casalinghe in pezzo intero; mature signore ingioiellate e brizzolati commendatori in cerca d’evasioni, tutti si dimenano attorcigliati ai loro pensieri. È una di quelle estati di abbronzatissimi al sapore di salsedine, colorata dalla voglia di libertà, ribollente di passioni ed entusiasmi contagiosi: stessa spiaggia, stesso mare di una cartolina carica di sogni, speranze e interrogativi che la giovane Lilly con appresso una macchina fotografica, clicca sulla battigia come simbolo di una generazione che pur vivendo il presente, indugia nel passato e s’immagina nel futuro. Deliziosa nel suo completino a righe, fresca ma non spensierata, questa fanciulla sfodera il sorriso tipico della sua età ma forse cerca qualcuno che dia risposte diverse alle solite domande o qualcosa di nuovo che lo zoom inquadri sull’orizzonte della sua vita.

Sul set de:” Il sorpasso “del 1962, il film di Dino Risi vero manifesto di un’epoca, una giovane e semisconosciuta attricetta porta sullo schermo il pieno fulgore della sua acerba gioventù: proveniente da Boulogne Billancourt dove è nata nel 1945, Catherine Spaak esibisce uno straordinario phisique du role che si adatta benissimo al personaggio.

Movenze felpate e naturale recitazione, inequivocabile segnale di un’accentuata predisposizione artistica, la rendono pressoché perfetta nel ruolo di figlia dell’incontenibile Bruno Cortona (Vittorio Gassman).

Comincia così il lungo percorso di un’attrice agli inizi legata al ruolo di adolescente spregiudicata, già inaugurata col film “I dolci inganni “, diretta dal suo mentore, il regista Alberto Lattuada irresistibilmente attratto dalla sua adorabile figuretta perennemente in bilico tra una maliziosa ingenuità e una sofisticata interiorità

Altri eccellenti registi tra i quali Damiano Damiani, Florestano Vancini, Antonio Pietrangeli, Luciano Salce e Luigi Comencini, si accorgono dunque del suo fascino indiscreto ma concreto e nel giro di tre anni, dal 1963 al 1965, la procace Catherine, sempre più a suo agio nella parte di giovanetta in fiore che come un’ape vola di maschio in maschio, intensifica le sue interpretazioni: ecco la frivola e ammaliante Cecilia de “La noia” film tratto da una novella di Alberto Moravia; poi diventa l’inquieta e conturbante Sergia irretita da un maturo marpione ne “La calda vita”; continua con la sensuale e ambiziosa Dora di “La Parmigiana”, che mal si adatta alla realtà della provincia e così finisce per cadere negli abissi della prostituzione; cui segue la capricciosa e superficiale Francesca di” La voglia matta” che impersona una disinvolta ninfetta che finge una pericolosa età dell’innocenza nei confronti del maturo ingegnere Ugo Tognazzi; e infine suggella questo cliché nei panni della seducente Maria che nel film ”La bugiarda” gestisce con sagacia e opportunismo in contemporanea i due suoi amori: uno giovane e  l’altro maturo.

La sua traboccante versatilità trova spazio anche nel contenitore della musica leggera e così incide per la Ricordi dischi che entrano di filato nella hit parade del tempo: Mi fai paura; Quelli della mia età, una cover di successo della Hardy e Noi siamo i giovani.

Continua però a lavorare nel nostro paese, ricercata tanto da bravi autori quanto da famosi registi diventando una presenza costante nell’inesauribile filone della commedia all’italiana.

Ritrova nel 1966 un Gassman più smargiasso che mai tra divertenti ciack de “L’armata Brancaleone” dove veste i panni medioevali della bella Matelda che non riuscendo nel suo intento di sposare il prode e rutilante guerriero si vota alla spiritualità più assoluta prendendo i voti. In “Adulterio all’italiana “, risoluta e frusciante Marta, fa finta di rendere la pariglia al marito traditore (un disordinato Nino Manfredi) per punirlo in nome dell’uguaglianza tra i sessi; controversa Margherita appare splendida nel cercare fantasiose divagazioni amorose con Jean Luis Trintignant in “La matriarca”; e calcolatrice Nanda rivaleggia in amore invano con Marta (Claudia Cardinale), nel paradossale “Certo, certissimo anzi probabile”.

In quel periodo, siamo nel 1968, non resiste alle lusinghe della televisione e incoraggiata dal regista Antonello Falqui interpreta con impareggiabile stile e leggiadria il musical “La vedova allegra “, nel frattempo s’innamora del suo partner Johnny Dorelli, inizia poi a collaborare con prestigiose testate giornalistiche e nel 1978-79, si presenta in scena con uno stile tutto suo caratterizzando la raffinata Rossana, accanto al vulcanico Modugno nella commedia musicale “Cirano di Bergerac”. Ormai dirada le apparizioni cinematografiche e anche se non più come protagonista è sempre gradevole e convincente. Tra queste spiccano titoli come:” Febbre da cavallo” di Steno, “Per vivere insieme divertitevi con noi” di Flavio Mogherini e” Scandalo segreto” con la regia della cara amica Monica Vitti.

A metà degli anni 80 Catherine Spaak, elegante, garbata e competente, in virtù di queste rare qualità, si afferma definitivamente come una valente conduttrice televisiva: in rapida sequenza ecco Forum seguito dal talk show Harem che va in onda per ben tredici anni su Rai 3 dal 1988 al 2002 e nonostante il lusinghiero successo di pubblico viene inspiegabilmente soppresso. Forse è questo il motivo scatenante di uno smarrimento in cerca di una notorietà perduta e della quale non aveva alcun bisogno, che la spinge a infilarsi negli oscuri meandri del reality show l’Isola dei famosi: un’esperienza sciagurata, un tuffo nel buio per una donna che ha sempre rappresentato la femminilità rivendicandone la pura essenza. Lei che con tanta personalità si è tuffata a capofitto in tutte le dimensioni dello spettacolo per un attimo ma solo per un attimo ha dimenticato le sue origini: quelle che fin da bambina sostenuta da una famiglia ricca di venature artistiche, l’abituavano a ribaltare la scena, in modo che i suoi geni creativi potessero liberamente sguazzare scorrendo felici nelle sue vene. E dunque superato quel momentaccio e doppiata allegramente la boa dei 70 anni, si è pure risposata pronta a sostenere altri progetti tra i quali scrivere libri.

Catherine Spaak, ragazzina ribelle e anticonformista, raffinata donna borghese è oggi una matura signora dai tanti interessi, ha attraversato il suo e il nostro tempo. Si porta ancora appresso il suo inimitabile profumo di donna e ci lascia l’immagine di un’artista a tutto tondo che ha svolto la sua professione con charme, verve e glamour.

Circa sessanta film ben interpretati anche se non tutti da primattrice; venticinque dischi singoli e sette LP; svariate apparizioni nel teatro leggero ; una ventina tra musical, serie tv e programmi televisivi e una rassicurante presenza oltre lo schermo: ce n’è abbastanza per dichiarare patrimonio artistico culturale dello spettacolo italiano questa ex cittadina belga dalla classe infinita, ormai da tempo naturalizzata e dunque sempre più profonda conoscitrice degli usi e costumi del nostro Belpaese.

Vincenzo Filippo Bumbica