Bisturi alla mano: la storia della facoltà rumena di Enna continua…

Continua la storia della facoltà rumena di medicina all’Università di Enna. Come è stato scritto nell’articolo precedente di agosto “Bisturi alla mano: ad Enna una facoltà rumena“, ad Enna l’istituzione della facoltà rumena di medicina e chirurgia ha destato un grande scandalo soprattutto per il fatto che gli iscritti sarebbero stati immuni dal test a numero chiuso.

Ora mai tutte le università si stanno apprestando ad accogliere anche gli ultimi immatricolati, i futuri medici, che hanno avuto i risultati del test il 7 ottobre. Il MIUR e il ministero della Sanità hanno stabilito più di 10 000 posti per medici e dentisti. “Le notti in bianco per migliaia e migliaia di studenti sono state ben ripagate. Molti dei nostri giovani hanno dato prova di grande determinazione anche nelle difficoltà: complimenti!” ha affermato la Dott. Anna Remi, ricordando la sua iscrizione presso la facoltà di medicina. Ma ad Enna, senza test, come si è sviluppata la situazione?

A quanto pare, i camici bianchi della “succursale” ennese (o come la definirebbe Crisafulli “un’estensione formativa in aula remota”) dell’università rumena “Dunarea de Jos” di Galati hanno iniziato subito a lavorare a pieno regime, dalla mattina al pomeriggio, a studiare rumeno, lingua che servirà per passare gli esami. Si sono costituite due classi e dalla Romania sono arrivate due professoresse che le presiedono. Si prevede che, considerando l’oscillazione del numero di iscritti, le classi potrebbero diventare addirittura tre; oltre alla facoltà di medicina e chirurgia, ne esiste una di professioni sanitarie.

Gli studenti si presentano all’ospedale Umberto I, luogo in cui si svolgono le lezioni, e si sono mostrati ben disposti ad imparare una nuova lingua e hanno sin da subito dimostrato una ligia puntualità. Fra questi però c’è anche chi non è riuscito a passare medicina a Catania o Palermo: dei “veterani”, ma anche alcune “vittime”, del sistema di istruzione italiano.Sembra però che gli studenti dovranno svolgere comunque il test in rumeno per poter accedere ufficialmente ai corsi: gli studenti dovranno svolgere ben 360 ore di rumeno per poi ricevere insegnamenti direttamente dai docenti giunti dalla Romania. In più, i laboratori e i praticantati saranno supportati dalla Regione Siciliana.

Vladimiro Crisafulli, ex senatore PD, ha ricordato che questo progetto con Fondazione Proserpina è perfettamente coerente con le direttive UE e non contrasta affatto la direttiva nazionale. “Non è necessario – ricorda Crisafulli – che il MIUR conceda autorizzazioni: è tutto nella norma! Il MIUR non deve diffidare, ma chiedere direttamente al governo rumeno che parteciperà all’inaugurazione dell’anno accademico. Io mio occupo solo di logistica e locali atti ad ospitare i professori rumeni”.

Ci sono state ben 2 diffide da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Alla fine l’anno accademico inizierà ufficialmente il 14 dicembre, con i test in rumeno ed è proprio per questo che gli studenti stanno studiando il rumeno propedeutico al test.

Ma il MIUR continua a reputare la scelta rumena non autorizzata, tanto che sta per giungere la terza diffida. La Giannini si è sempre mostrata ferrea oppositrice: “L’istituzione di un’università non può avvenire per libera iniziativa di privati cittadini, ma deve avere un percorso preciso”. I posti assegnati da Viale Trastevere non hanno subito alcuna variazione, ma il caso della facoltà rumena è ancora aperto…

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