Biografia di mocciosi incompetenti

Avanti che aspetti? Tirati su le mutante e inizia la tua giornata. Prendi il caffè, lavati i denti, prendi la borsa, accelera che sei in ritardo, timbra l’entrata, vai in pausa pranzo, esci dal lavoro, trovi traffico in tangenziale, arrivi a casa, lavora alla pratica per il capo, cena veloce, guardi la televisione e poi a letto.

Avanti che aspetti? Tirati su le mutande e inizia la tua giornata. Prendi il latte, prendi il bus, il controllore ti fa la multa, arrivi a scuola, ora di matematica, filosofia, scienze e letteratura, riprendi il pullman, prendi un’altra multa (cazzo!), mangi, fai i compiti, giochi a calcetto con gli amici, torni a casa, fai una doccia veloce, cena in famiglia, messaggi con la fidanzata, guardi la televisione e poi a letto.

Avanti che aspetti? Così sarà per il resto della vita per molte persone! Di tutte le persone che conosco, non ce ne sono molti che vantano di vivere la vita che hanno voluto vivere. Conosco il postino che aveva lavorato come odontotecnico e ora fa il doppio lavoro, l’impiegata che voleva fare la hostess, il professore stressato che non sa nemmeno lui che cosa avrebbe voluto fare se non avesse convissuto con mocciosetti merdosi.

La nostra routine ha influito sulla crescita zero del paese: siamo un paese vecchio, di giovani che non lavorano, di vecchi che lavorano ancora, di disoccupati e di innumerevoli persone che non hanno denaro per mettere su famiglia. Il lavoro non c’è e se riesci a trovare un posto, stai pur certo che il tuo periodo di attività sarà meno piatto del petto di una fanciulla in età puberale!

Inoltre, a scuola la situazione non è poi così dissimile: è l’istituzione che in certi momenti pare fabbricare tanti piccoli soldatini, altre volte pare allevare degli animali, delle vacche da macello che vengono marchiate sui coscioni a fuoco col proprio voto proprio come si fa con le forme di parmigiano. Poco importa chi sei o cosa fai, è sempre la carta a cantare pur senza esserne capace. Penso che la scuola italiana sia in grado di offrire una vasta preparazione a giovani valenti e capaci. La scuola, oltre ad essere rigorosa disciplina, dovrebbe aiutare i ragazzi a maturare il proprio talento grazie all’appoggio dei loro professori. Molti di questi ci riescono e anche in modo più che soddisfacente, ma una volta fuori dalle mura scolastiche o non si fanno riconoscere o non vengono riconosciuti. E questo è davvero un gran dispiacere… Se De André faceva crescere i fiori dal letame e non dal diamante, qui c’è qualche spala-merda che getta sale sul letame.

Siamo un paese vecchio. Ormai siamo costretti a vivere in un modo che nemmeno a noi piace, ma proprio per la sua sicurezza che se ne trae non ci distogliamo. Non abbiamo nemmeno l’ardire di pensare all’equazione “più fatica = migliori risultati”. Ci distogliamo come dal watercloset dopo un attacco di dissenteria solo se ci propongono di uscire dai confini italiani, dove abbiamo facoltà di scrivere la nostra giornata come piace a noi e senza il bisogno cercare appoggi comodi che però non apprezziamo. Siamo i primi a rinunciare al nostro paese, i primi a rinnegare le nostre radici per trovare un futuro che qui non ha nemmeno un nome, a detta di molti. Così facendo, siamo ridotti ad una condizione che non accettiamo in partenza. Abbiamo perciò solo due possibili scelte: fuggire lontano, per avere famiglia e lavoro, oppure rimanere e stentare a vivere in un bilocale con la propria fidanzata a 800 euro al mese. Si sente dire fra le strade e sulla metropolitana che l’Italia è morta. Non date retta a quelle voci: sono solo dicerie di codardi che si rifugiano dietro parole a loro dire rassicuranti: la si definisce morta se nessuno vi resta per migliorarla… E’ una questione spinosa, lo ammetto. Come dei ladri che non sanno se rubare dal portafoglio della figlia per comprarsi le sigarette.

– Andrea Colore

Andrea Colore