Beyond Epica: La spedizione europea in Antartide per studiare il ghiaccio più antico del mondo

Anche l’Italia partecipa al progetto di ricerca, di durata triennale (2016-2019), Beyond Epica – The oldest ice (BE-OI) che coinvolge 10 paesi e 14 istituzioni europee. L’obiettivo principale della spedizione, composta da esperti climatologi e scienziati e diretta nella regione est dell’Antartide, è di individuare il sito adatto per effettuare una trivellazione da cui si possa ottenere un campione di ghiaccio risalente a un milione e mezzo di anni fa.

Lo scopo finale è quello di utilizzare tali campioni, i più antichi mai ottenuti prima (quelli attualmente estratti risalgono a 800 mila anni fa), per analizzare in modo approfondito le emanazioni di anidride carbonica e facilitare ricostruzioni paleoclimatiche. Attraverso tecniche sofisticate, infatti, è possibile analizzare i gas intrappolati all’interno di antichi strati di ghiaccio ed ottenere indicazioni riguardanti la composizione atmosferica del passato e, quindi, ricostruire i cambi climatici che si sono verificati  sulla Terra. I dati ottenuti saranno importanti per analizzare i cambiamenti climatici in corso e pianificare strategie valide per farvi fronte.

L’iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea con 2,2 milioni di euro, fa parte del programma per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 ed è coordinata dall’istituto tedesco Alfred Wegener, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (Awi). L’Italia partecipa nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (PNRA) finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Sono coinvolti scienziati di università italiane (Ca’ Foscari Venezia, Firenze e Milano-Bicocca), dell’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del Consiglio Nazionale delle Ricerche(IDPA-CNR) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Se l’operazione BE-OI dovesse avere successo, cioè si dovesse individuare l’area idonea agli scavi (attualmente gli studi si concentrano intorno all’area Dome C), si procederà con la pianificazione  delle trivellazioni della calotta polare. Infine, se anche questa fase fosse superata, si potrà procedere alla trivellazione vera e propria impiegando speciali attrezzature (trivelle cave) per estrarre la carota di ghiaccio da analizzare successivamente in laboratorio.

 Aspettiamo pazientemente i risultati delle ricerche e speriamo che ci offrano un modo per combattere il troppo repentino cambiamento climatico che investe il nostro pianeta.

Francesco Bellia