Aokigahara, la foresta dei suicidi in Giappone

In Giappone esiste una foresta, alla base del monte Fuji, che è famosa non tanto per le bellezze naturalistiche, ma per la sinistra fama che l’accompagna. Si tratta di Aokigara, letteralmente “mare di alberi”, famosa in patria e all’estero per essere uno dei luoghi preferiti dai giapponesi che decidono di togliersi la vita. Per questo dalla stampa è stata soprannominata “la foresta dei suicidi”.

 Come molti sanno il problema dei suicidi è uno dei drammi che affligge il Giappone moderno, a seguito di uno stile di vita che pone la competitività ed il rifiuto dell’insuccesso come un mantra che regola ogni aspetto dell’esistenza nel Sol Levante.

Si calcola che ogni anno nella foresta di Aokigahara si verifichino una trentina di suicidi e non raro per gli escursionisti imbattersi nei resti di coloro che decidono di compiere questo estremo gesto. Nel corso degli anni sono nate molte storie a riguardo e la foresta in breve tempo ha raggiunto la fama di luogo spettrale e spaventoso.

Il governo giapponese a partire dal 1970 ha dovuto costituire una speciale ronda di rangers che si occupa di controllare la foresta e localizzare eventuali corpi e resti all’interno dell’area. Sempre all’interno del parco sono stati collocati dei cartelli in cui si invita a riflettere prima di compiere questo tragico gesto.

Per avere un’idea della diffusione del fenomeno, basta pensare che nel solo 2008 sono stati ritrovati circa 78 corpi, superando un precedente record detenuto nel 1998 di 74 corpi rinvenuti. Numeri da bollettino di guerra, che solo in parte rendono chiara l’idea di quanto il fenomeno sia espanso. Sempre secondo i dati statistici elaborati, i metodi preferiti per il suicidio ad Aokigahara rimangono l’overdose da farmaci e l’impiccagione.

Ad oggi la foresta di Aokigahara è un luogo molto famoso nella cultura popolare giapponese. Nel 1960 è stato pubblicato il romanzo “Nami no Tou” dello scrittore Seicho Mastumoto che narra di due giovani amanti che decidono di togliersi la vita proprio nella spettrale foresta dei suicidi.

Fulvio Mammana