Anime inquiete: l’altra faccia del Romanticismo

Pensate che Romanticismo sia solo rose fresche alla ragazza e cenetta intima a due il giorno di San Valentino? In realtà il Romanticismo non ha nulla a che vedere con la vostra situazione sentimentale, a maggior ragione se si parla di morte, notti di luna piena, mostri e spiriti inquieti. Questa è l’altra faccia del romanticismo, meglio conosciuta come romanticismo nero.Accanto alle classiche correnti artistiche che animano l’amor di patria e l’ostilità verso la mercificazione dell’arte, esistono produzioni che puntano a svelare i lati oscuri della realtà umana. Scritti dalle sfumature terrificanti, piene di soggezioni quasi misteriche, incomprensibili e mostruose. La distorsione della realtà è il precetto fondamentale su cui si basano questi autori e artisti: una realtà che non è dominata dalla ragione, ma dagli incubi più temuti dal’uomo. Nel corso dell’Ottocento vengono messi in discussione i fondamenti che hanno animato i dibattiti culturali di Illuminismo e Rinascimento, esplorando quegli ambiti del reale mai vagliati dai philosophes francesi: il vasto continente dell’irrazionale e della pazzia emerge dal profondo della coscienza per manifestarsi in molte forme artistiche. Non l’avete ancora capito? Siamo nell’epoca di Frankenstein e Dracula.

Uno degli autori più famosi per la sua vita irregolare e dissoluta tanto da essere già annoverato fra i “maledetti” per il suo atteggiamento ribelle è Edgar Allan Poe, il maestro della narrativa gotica. Orfano, alcolista, prototipo bohemian, giocatore d’azzardo, Poe, oltre ad essere l’inventore del poliziesco con “I delitti della Rue Morgue”, dedicò ampio spazio nei suoi racconti a mostri, situazioni angosciose, impulsi e passioni inconfessabili, fobie e terrori. Uno dei suoi racconti più famosi è “La sepoltra prematura” dove viene esposta la terribile paura di essere sepolti vivi che attanagliava lo stesso Poe: la tafofobia. Le bare, infatti, sono state ritrovate graffiate al loro interno e i corpi sono stati ritrovati in una posizione diversa. Un altro racconto famoso è “Il cuore rivelatore” che prende le mosse dal racconto di un omonimo assassino che occulta il cadavere della vittima sotto le assi del pavimento. Ma qualcosa non quadra: sebbene il carnefice si dichiari sin da subito sano di mente, inizia a sentire, all’arrivo dei poliziotti, il battito cardiaco che proviene da sotto il pavimento. Angosciato e preso dai sensi di colpa rivelerà l’assassinio.

Un altro racconto assai terrificante per le percezioni sensoriali è “Il pozzo e il pendolo” che parla delle torture di un prigioniero della Santa Inquisizione Spagnola. Il senso di paura è decisamente accentuato è il racconto è una rara testimonianza di narrazione dell’orrore, quasi il lettore fosse lì a percepire ogni singolo suono, ogni singola azione… Il colpevole è chiuso in una cella completamente buia. Mentre cerca di capire le dimensioni della stanza inciampa in un pozzo posto al centro dell’opprimente luogo, ma si salva da morte certa. Una volta persi i sensi, si risveglia su un piano di legno completamente legato mentre un’ascia a forma di pendolo si avvicina inesorabilmente dal soffitto per tagliargli il petto. Scampato anche a questo pericolo, il prigioniero si troverà di nuovo in pericolo di vita: le pareti, diventate incandescenti, iniziano a restringersi, spingendolo verso il pozzo centrale. Riuscirà a salvarsi questa volta?

Grande fama ha ricevuto anche il romanzo più famoso di Mary Shelley: “Frankenstein“, la storia di uno scienziato che ha sfiorato i limiti della pazzia realizzando un mostro dai resti dei cadaveri. Un “moderno Prometeo”, come suggerisce il sottotitolo del romanzo, un titano infinitamente grande nella sua piccolezza di uomo che vuole originare la vita a partire dalla morte. Forse lo sapete ma è meglio precisare che Frankenstein è il nome del dottore e non dello zombie assassino da lui creato. La creatura (“creature” per l’appunto in inglese) è semplicemente “il mostro”, una creatura assetata di sangue disposta ad uccidere chiunque si trova sulla sua strada. Non è però questa una semplice storia dell’orrore: Mary Shelley ha voluto comunicarci di più, da brava maestra del gotico e del romanticismo nero. Non conoscerete essere più triste del mostro di Frankenstein: infatti, la sua sete di sangue è originata proprio dall’odio verso il genere umano e in particolar modo verso il suo creatore che gli ha dato la vita dalla morte, stravolgendo l’ordine naturale delle cose: gli ha dato un corpo ripugnante, che disprezza e che deciderà di bruciare al Polo Nord per impedire che una sola parte del suo corpo possa essere usata da qualche altro scienziato pazzo.

Morte e spiriti maligni sono presenti anche nei dipinti di Henry Fussli e David Caspar Friedrich, pittori romantici che, accanto al classico “Viandante sul mare di nebbia” e alle famose illustrazioni di Shakespeare, la loro produzione annovera capolavori come “L’incubo” e “Abbazia nel querceto“. Ai limiti della fantasia, dove la razionalità dell’uomo non riesce ad arrivare, ci arriva la paura: nel dipinto di Fussli, una donna reclinata su un letto in una posizione decisamente innaturale è assalita da creature spettrali e dall’aspetto minaccioso (una cavalla con gli occhi bianchi e un gargoyle); invece, “Abbazia nel querceto” mostra una porta vuota in un cimitero in un paesaggio scabro, che ricorda le desolazioni invernali.

Le storie del mistero e del terrore non finiscono qui. Vi siete incuriositi? Ci vorrebbero anni per potervi descrivere tutte queste meraviglie del “romanticismo nero”, frutti di menti brillanti, per quanto possano sembrare un po’ inquietanti… La mente umana è in grado di sorprendere, come di inquietare. Chi pensa che si possa fare arte solo con il Doriforo di Policleto, la Divina Commedia di Dante o la Gioconda di Leonardo si sbaglia di grosso. Arte e terrore vanno a braccetto prima ancora che venisse pubblicato sugli scaffali di una libreria il primo romanzo horror: sin dai tempi dello scrittore latino Petronio fino a giungere ai terrificanti dipinti e alle poesie degli artisti maledetti la paura è stata protagonista indiscussa. Diavoli, magie, morti, malattie: credete che Dario Argento abbia inventato tutto di sana pianta?