L’istinto predatorio ha sede nell’amigdala

Recentemente un gruppo  di neuroscienziati della Yale University ha condotto degli studi sui topi da laboratorio con lo scopo di comprendere quali sono i meccanismi cerebrali che sottostanno ai comportamenti alimentari degli animali  e di capire qual è il legame tra l’attività dei neuroni del nucleo centrale dell’amigdala  e l’ istinto di attaccare ed uccidere la preda.

Situata nel lobo temporale, l’amigdala è una struttura a forma di mandorla( in greco infatti amigdala vuol dire proprio questo) impiegata nella regolazione delle emozioni; in più, è constatato che anche se è l’ippocampo ad occuparsi prevalentemente dell’immagazzinamento dei ricordi, è l’amigdala ad essere responsabile della gestione della memoria emozionale. Nel corso dei loro esperimenti i ricercatori hanno impiantato nei roditori delle cellule sensibili ai raggi luminosi e successivamente  hanno utilizzato un laser per la stimolazione di tali neuroni: a laser spento gli animali da laboratorio avevano un comportamento normale,  nel momento in cui la luce veniva accesa gli animali diventavano più aggressivi e  si precipitavano sulla preda mordendola fino a portarla alla morte.

I tipi di cellule CEA( cellule del nucleo centrale dell’amigdala)  stimolate nel corso degli esperimenti sono stati due: da un lato quelle che  spingono l’animale ad inseguire la preda, dall’altro quelle che lo portano a morderla ed ucciderla. Alcuni neuroni dell’amigdala, infatti, sembrano coinvolte anche  nell’attivazione di alcuni muscoli della testa, come il massetere, uno dei muscoli masticatori. I neuroscienziati  hanno potuto osservare che se venivano stimolati soltanto i primi tipi di  neuroni, la forza della mascella nell’animale nel momento in cui mordeva la preda  diminuiva del 50 per cento; in più  durante la stimolazione i topi affamati sembravano diventare molto più aggressivi rispetto a quelli che in quel momento non avevano interesse ad ottenere del cibo.  Cosi’ come pare avvenga nei topi, anche negli esseri umani l‘amigdala è responsabile della regolazione delle emozioni quali ad esempio paura e rabbia: è stato dimostrato infatti che nei soggetti che per svariati motivi hanno subito la rimozione dei lobi temporali, si ha avuto come conseguenza un radicale appiattimento delle emozioni. Molto spesso infatti  in passato per risolvere i disturbi comportamentali caratterizzati da eccessiva ansia o aggressività si è fatto ricorso all’amigdalectomia, una procedura che consiste nell’introduzione della punta di un elettrodo nel cervello umano fino al raggiungimento della struttura interessata che viene disintegrata.

Purtroppo la ricerca non ha portato a risultati certi e soddisfacenti, tant’è vero che i ricercatori  stessi si sono dichiarati pronti a condurre ulteriori esperimenti per comprendere quale sia l’esatta influenza  dell’amigdala sull’istinto predatorio negli animali e per capire se le attività dei neuroni CEA che portano l’animale ad inseguire la preda e quelle dei neuroni CEA che lo spingono ad uccidere siano tra di loro interdipendenti o meno.