Addio lettura: il futuro è delle immagini

Non è un segreto: si legge sempre meno. Nel 2016 33 milioni di italiani non hanno aperto neanche un libro e la transizione dal cartaceo al digitale è sempre più realtà per le nuove generazioni. A questo si aggiunge il fatto che stiamo tornando ad una società delle immagini, poco avvezza a leggere lunghi testi, più attratta dalle foto, dai video, da quell’immediatezza che la comunicazione odierna ha cominciato a diffondere dalla prima trasmissione TV.

“Siamo alle soglie di una nuova epoca storica in cui alla parola scritta succederà l’immagine” scrive E. Gombrich nel 1985, profetico. Basta guardare su cosa il mercato della tecnologia stia maggiormente investendo: streaming, cloud, Youtube… e nascono continuamente nuove realtà legate all’immagine con poche righe di testo (come Pinterest o Snapchat) che hanno la funzione di trasmettere immediatamente un messaggio.

Perché questo siamo, figure che si muovono velocemente in uno spazio sempre ridotto, con la sbagliata percezione che ci sia sempre meno tempo per fare tutto, perché la globalizzazione e il facile accesso ad ogni tipo di attività e informazione, ci fa sentire sempre in ritardo sul prossimo traguardo. Siamo quindi sempre alla ricerca dell’immediatezza, non c’è tempo per leggere un libro o un testo, scegliere quale articolo leggere in base all’intestazione, abbiamo bisogno di un segnale istantaneo che ci indichi dove vertere la nostra attenzione.

Oggi c’è un nuovo ruolo dell’immagine perché attraverso i mass media sono diventate onnipervasive. In passato servivano come illustrazioni, soprattutto di testi; oggi siamo di fronte a una rottura con il passato proprio a causa dell’importanza assunta dai mass media. Il ruolo delle immagini è diventato così importante da essere studiato da una scienza, la Bildwissenschaft. In definitiva, prima le immagini erano marginali mentre ora sono la rental agency (l’agenzia di noleggio) della nostra cultura.

Commenta Hans Belting su di un articolo del sito del “Corriere della Sera” che siamo sempre meno interessati a leggere un testo: è l’immagine a veicolare la nostra attenzione e che veicola l’attenzione degli altri su di noi, sì, perché anche noi scegliamo di raccontare la nostra vita, i nostri viaggi e le nostre esperienze sempre più attraverso foto e video in post produzione o diretta streaming.

L’arte del documentare prendendo appunti su un quadernino di carta va sempre più scomparendo, sia per la facilità d’uso dei nuovi mezzi di connessione (leggasi smartphone), sia per l’alto appeal interattivo che generano. Quando ci troviamo a condividere un’esperienza siamo sempre portati a scegliere un contenuto visivo, un po’ perché è il contesto sociale a suggerircelo, un po’ perché l’immediatezza dell’immagine può ovviare la nostra scarsa capacità narrativa permettendoci di “portare con noi” lo spettatore mettendolo di fronte alla realtà (più) oggettiva (possibile) dei fatti.