5 storie terrificanti che hanno ispirato famosi film horror

Scenari da incubo, film che ci hanno messo i brividi ma che, cosa ancora più inquietante, hanno preso ispirazione da storie realmente accadute. Oggi noi di Social Up ve ne proponiamo cinque.

1. LA BAMBOLA ASSASSINA

Per quanto folle possa sembrare, Chucky è in realtà ispirato ad una vera bambola, chiamata Robert The Doll. Nel 1903, a 5 anni, Robert Eugene Otto ricevette una bambola in dono da un servo. Il bimbo chiamò la bambola come lui; i due erano inseparabili tanto che la bambola aveva la sua sedia al tavolo ed un posto riservato nel suo letto accanto a lui. Poco dopo aver ricevuto la bambola, i genitori di Otto cominciarono a sentire due voci provenire dalla camera da letto del figlio. Una era la voce di Otto, ma l’altra era molto diversa. Gli anni passavano e Otto diventò grande, si sposò ma nonostante questo non si è mai sbarazzato della bambola. Stava seduta in una stanza nella loro casa in Florida. Otto e sua moglie morirono a metà degli anni ’70 e nuove persone si trasferirono nella casa dove Robert alloggiava. I nuovi inquilini hanno affermato di sentire delle risatine e, a volte, il volto della bambola appariva cambiato. Nel 1994, Robert the doll è stato donato ad un museo dove risiede in una teca di vetro. I visitatori devono chiedere il permesso per scattare una fotografia della bambola. Se non lo fai, la leggenda dice che la bambola ti maledirà. Il museo espone lettere di cosiddetti individui “maledetti”, che hanno scritto alla bambola, scusandosi per non aver chiesto il permesso e chiedendole di essere liberati dal suo incantesimo.

2. NON APRITE QUELLA PORTA

Il film racconta di un gruppo di giovani che cadono preda di una famiglia di cannibali, tra cui Leatherface, un serail-killer che indossa una maschera fatta con la pelle delle sue vittime.

Tuttavia, il film di Tobe Hooper del 1974 e il remake di Marcus Nispel del 2003 sono solo vagamente ispirati alle gesta del reale serial killer Ed Gein sospettato di aver ucciso diverse vittime tra il 1954 e il 1957. Forse la somiglianza più riconoscibile è la casa del film, il cui contenuto raccapricciante è molto simile a quello ritrovato in casa di Ed Gein nel 1957. Il vero Ed Gein usava indossare sia il cuoio capelluto di un essere umano che il volto; faceva questo per contribuire a placare il suo desiderio di essere una donna, non a causa di una malattia della pelle come si racconta nel film. Per quanto riguarda invece la celebre motosega il vero Ed Gein non ne fece uso, le sue vittime vennero uccise con un’arma da fuoco. Nella vera casa di Ed Gein, denominata “La casa degli orrori”, le autorità trovarono: quattro nasi; alcune ossa umane; dieci teste di donne come decorazioni nella camera da letto; le teste di Bernice Worden e Mary Hogan; il cadavere di Bernice Worden, appeso a testa in giù, decapitato e sventrato; pelle umana usata come tappezzeria per lampade da tavolo e per sedie; calotte craniche trasformate in ciotole; un cuore umano (si discute su dove sia stato trovato; gli addetti al rapporto affermano che fosse in una casseruola nella stufa, mentre alcuni fotografi della scena del crimine affermarono che fosse in una scatola di carta); due labbra umane che decoravano una finestra; alcuni teschi; il rivestimento di una lampada fatto in pelle umana; un tamburo fatto di pelle umana; femori usati come gambe per un tavolo; nove maschere fatte in pelle umana mummificata e somigliante al cuoio; una lampada con il manico di una colonna vertebrale; vestiti fatti di pelle umana. Una collezione niente male!

3. LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO

“La ragazza della porta accanto” è un film del 2007 diretto da Gregory Wilson. E’ tutto tratto da una storia vera, l’omicidio della sedicenne Sylvia Likens. Sylvia venne torturata fino alla morte da Gertrude Baniszewski, dai suoi figli e da altri ragazzi del quartiere. Sylvia Likens morì di emorragia cerebrale, shock e malnutrizione.

4. L’ESORCISTA

“L’esorcista” è tratto dal romanzo di William Peter Blatty scritto nel 1970. All’autore del libro William Blatty basò sia il suo romanzo che la sua sceneggiatura su un vero esorcismo praticato dalla Chiesa Cattolica nel 1949 su un tredicenne del Maryland conosciuto con lo pseudonimo di Roland Doe. Nei giorni dopo la morte di sua zia, Doe avrebbe tentato di contattarla con una tavola Ouija, che ha portato ad una serie di eventi apparentemente sovrannaturali, tra cui la levitazione. Molteplici i sacerdoti che hanno lavorato insieme per eseguire 30 esorcismi, durante i quali hanno riferito che Doe reagiva con violenza alla vista di oggetti sacri e parlava con voce gutturale. Un sacerdote ha anche riferito di aver visto la parola “inferno”, insieme ad altri strani segni, apparire sul corpo di Doe. Alla fine della pratica Doe tornò alla normalità ed ebbe una vita perfettamente normale, senza che si presentasse nessun altra avvisaglia sovrannaturale.

5. LA CITTÀ CHE AVEVA PAURA

“La città che aveva paura” è un B-movie del 1976 che si svolge nel 1946, in una piccola città dell’Arkansas. Il film si basa sui delitti del “Fantasma di Texarkana”, lo pseudonimo dato ad un serial killer che ha colpito a Texarkana (Texas) dal 23 febbraio al 4 maggio 1946. La notte del 23 febbraio 1946 Jimmy Hollis (24 anni) e la sua compagna, Mary Jeanne Larey (19 anni), vengono aggrediti nella loro auto mentre sono appartati. Dopo una colluttazione con Jimmy l’assalitore aggredisce sessualmente Mary, ma scappa dopo aver visto una volante in lontananza. Dalle testimonianze della coppietta emerge che l’uomo era alto sul metro e ottanta con il volto coperto da una maschera bianca, con praticati due fori per permettergli la vista. Il 23 marzo, a un mese dai fatti, un’altra giovane coppia, Richard Griffin (29 anni) e Polly Ann Moore (17 anni), vengono trovati assassinati. I due vengono rinvenuti in una strada poco fuori Texarkana, uccisi con delle fucilate e alcuni colpi di revolver 32 alla nuca. Alcune scie di sangue trovate a pochi metri di distanza dall’auto fa presumere che i due siano stati uccisi in strada e successivamente messi nel veicolo. Nel mese di aprile vengono trovati morti altri due giovani del posto, il diciassettenne Paul Martin e Betty Jo Booker di quinidici anni, presso il “Spring Lake Park”. Il cadavere di Marin viene trovato a poca distanza dalla sua auto abbandonata in una strada di campagna vicina al parco, mentre quello di Betty nei dintorni del bosco lì concomitante. Come nel caso di duplice omicidio precedente, anche i due corpi sono stati uccisi con una revolver 32. L’assassino non è mai stato identificato.

Claudia Ruiz