13 cose che non sapete su Jack lo Squartatore

Jack lo squartatore è il nome attribuito ad un londinese sconosciuto colpevole di aver ucciso nel 1888 una serie di persone. L’uomo agì nel degradato quartiere di Whitechapel e nei distretti adiacenti di Londra. Il nome che gli è stato dato è tratto da una lettera pubblicata al tempo delle uccisioni e indirizzata alla Central News Agency da un anonimo che si dichiarava l’assassino. Ma esistono parecchi misteri e fatti poco noti dietro a questo sinistro personaggio, qui ne riportiamo 13.

  1. Jack firmò 700 lettere

Nel 1888 la stampa e la polizia locale avevano ricevuto qualcosa come 700 lettere e cartoline firmate «Jack». Solo due sono considerate autentiche dagli esperti.

Una missiva, la cosiddetta Dear Boss, fu ricevuta dalla Central News Agency il 27 settembre 1888: è la prima che riporta la firma di Jack The Ripper. Il messaggio minacciava di «tagliare le orecchie» alla  prossima vittima, proprio quello che accadde a Catherine Eddowes.

Meno di un mese dopo, il 16 ottobre, George Lusk, presidente della Whitechapel Vigilance Committee, ricevette un’altra lettera, nota come From Hell: nella busta c’era una piccola scatola con la metà di un rene umano, probabilmente di Eddowes.

  1. Il killer uccideva solo nei weekend

Jack lo Squartatore non uccideva in modo casuale. Le vittime avevano tutte sui 40 anni ed erano prostitute che lavoravano nel quartiere malfamato di Whitechapel.

Di solito il killer agiva la notte, tra l’una e le quattro del mattino. Gli omicidi si verificarono tutti nei weekend. In base ai precisi momenti in cui sceglieva di colpire, gli investigatori dedussero che l’omicida avesse un lavoro fisso.

  1. I quattro sospettati: Druitt, Kosminski, Ostrog e Mann

Nel 1891, un memorandum con i nomi dei primi tre sospettati dalla polizia fu inviato al Sun da Sir Melville Macnaghten, Assistant Commissioner, terza carica più importante della polizia metropolitana di Londra.

LA MISSIVA DI MACNAGHTEN. La missiva scagionava di fatto Thomas Cutbush. L’uomo era uno squilibrato, arrestato per aver ferito alcune donne con un’arma da taglio. Macnaghten facendo notare che il soggetto non avesse mai ucciso, avanzò tre nomi di possibili colpevoli. Il primo, Montague John Druitt, aveva disturbi mentali, era stato coinvolto in uno scandalo omosessuale che gli era costato il licenziamento; per questo motivo si sarebbe ucciso. La sua morte coincide con la fine degli omicidi di Jack lo Squartatore. Il secondo uomo indicato nella lettera è Aaron Kosminski, un ebreo polacco residente a Whitechapel (che secondo le ultime analisi sarebbe proprio il killer di Londra). Komiski era noto per il suo odio nei confronti delle donne specie se prostitute. Il terzo sospettato era Michael Ostrog: un medico russo arrestato e rinchiuso in un manicomio come maniaco omicida.

IL DIPENDENTE DELL’OBITORIO. Secondo lo storico Mei Trow, invece, Jack lo Squartatore era Robert Mann, dipendente dell’obitorio di Whitechapel. La teoria era frutto di due anni di intense ricerche sulla base dei documenti presenti nell’archivio del Fbi. Robert Mann, secondo le testimonianze dell’epoca, era «un uomo di bassa estrazione sociale, con un lavoro umile come quello del macellaio o l’assistente di un medico, quasi certamente un inetto sociale».

  1. Vip nel mirino: il principe Alberto Vittorio e Lewis Carrol

Nel corso degli anni molte ipotesi sono state formulate circa l’identità dell’assassino. E a volte sono finiti al centro di queste speculazioni anche personaggi celebri. Per esempio il principe inglese Alberto Vittorio, nipote della regina Vittoria, il quale fu sospettato di essersi macchiato dei delitti per insabbiare qualche peccato di gioventù. Molti studiosi la considerano però una leggenda metropolitana.

Un altro nome eccellente finito nelle inchieste è quello di Lewis Carroll, accusato di essere il serial killer da Richard Wallace nel libro Jack the Ripper: Light-Hearted Friend. L’autore sostiene che il padre di Alice nel paese delle meraviglie abbia nascosto nel suo romanzo più famoso alcune descrizioni di brutali omicidi di prostitute, di cui sarebbe stato l’autore. Questa tesi non è ovviamente supportata da alcuna prova.

  1. Il killer aveva nozioni di chirurgia

Il modo in cui il killer infieriva sui corpi delle vittime portò gli investigatori a credere che l’assassino fosse un esperto di anatomia. Usava armi da taglio e apportava delle incisioni così precise da riuscire a estrarre organi interni, tra cui utero e reni.

LO SCEMPIO SU MARY JANE KELLY. Lo proverebbe la violenza usata su Mary Jane Kelly, l’ultima delle cinque vittime accertate di Jack lo Squartatore, trovata morta l’8 novembre 1888. La donna fu trovata con la gola squarciata, il petto e l’addome aperti, il fegato tra le gambe e l’intestino arrotolato nelle mani.

Operazioni che richiedono delle sviluppate capacità chirurgiche: proprio per questo motivo nella lista dei sospettati finì  anche il dottore William Withey Gull, medico personale della regina Vittoria, il cui ruolo a corte gli attirò molte invidie e calunnie. Gull però all’epoca degli omicidi aveva 71 anni, mentre i testimoni oculari descrissero il possibile assassino come un uomo sulla trentina.

  1. Le somiglianze col romanzo Uno studio in rosso di Conan Doyle

Il primo libro di Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso, uscì nel 1887, un anno prima dell’apparizione di Jack. Alcuni appassionati del padre di Sherlock Holmes hanno individuato alcuni punti in comune tra le sue storie e le modalità di omicidio del serial killer.

Vicino al cadavere di Catherine Eddowes, per esempio, venne trovata la scritta: «I giudei sono quelli che non verranno mai rimproverati». La polizia la cancellò subito, pensando a un messaggio antisemita. Anche nel primo romanzo di Conan Doyle l’investigatore trova una scritta sul muro, tracciata con il sangue, vicino a una donna uccisa. Pura coincidenza?

  1. Cinque omicidi su 11 attribuibili con certezza allo Squartatore

A Jack lo Squartatore furono attribuiti in modo certo cinque omicidi, i cosiddetti «Canonici Cinque», sugli 11 verificatesi nella zona di Whitechapel nel 1888. Tutte le vittime avevano subito lo stesso genere di mutilazioni. I loro nomi sono Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e infine Mary Jane Kelly.

  1. Il dottor Llewellyn, Lombroso e la finta autopsia

Dopo aver studiato le ferite inferte a Polly Nichols, il dottor Rees Ralph Llewellyn arrivò a sostenere che il killer fosse mancino.

Secondo il medico «la sua gola era stata recisa da destra a sinistra» e molti altri tagli facevano supporre che l’assassino avesse impugnato il coltello con la mano sinistra. Non ci volle molto tempo per scoprire che il sedicente dottore era un bugiardo: il Times e The Telegraph (del primo settembre 1888) scrissero che non aveva mai esaminato il cadavere perché il coroner non aveva ancora dato l’autorizzazione.

Si disse che il medico era stato suggestionato dagli studi del criminologo italiano Cesare Lombroso secondo cui i mancini erano tre volte più predisposti a commettere un crimine rispetto a chi usa la mano destra.

Il dottor Llewellyn venne definitivamente smascherato quando esami accurati dimostrarono che il killer uccideva le vittime strangolandole, per poi mutilarle in un secondo tempo. Il medico non poté che ritirare la sua sinistral theory,rimasta come un simbolo dei pregiudizi contro il diverso che imperava durante l’epoca vittoriana.

  1. Due omicidi in una notte: la teoria del doppio evento

Due dei cinque omicidi accertati avvennero nella stessa notte – il 29 settembre 1888, a distanza di 45 minuti l’uno dall’altro. Il doppio assassinio venne chiamato Double Event, il doppio evento. Secondo la principale teoria, qualcosa o qualcuno interruppe Jack durante la prima aggressione, spingendolo a cercare un’altra vittima. Una ipotesi smentita però da alcuni storici secondo i quali Liz Stride, la prima donna uccisa qualla sera, fu aggredita in modo diverso dalle altre. Inoltre su di lei fu usato un coltello non compatibile con quello usato nel secondo omicidio.

A sostenere la teoria del doppio evento fu  il biografo John Douglas che puntò il dito contro John Brown che uccise la moglie Sarah la sera del 29 settembre, poco prima degli altri due omicidi.

  1. I romanzi ispirati alla figura di Jack

La figura di Jack the Ripper è entrata nell’immaginario collettivo. Su di lui sono stati scritti decine di romanzi e sceneggiature. Il più particolare di tutti è sicuramente Lord Jacquelin Burkney, un romanzo rosa di Rodissi, pseudonimo di Jacob Ringgold. Il romanzo narra la triste storia di Burkney, un aristocratico diseredato dal padre a causa del suo amore per una povera ma graziosa ragazza. Dopo la morte del vecchio nobile, il ragazzo corre dalla fanciulla per coronare il suo sogno d’amore, ma scopre che nel frattempo è diventata una prostituta. Divenuto pazzo di collera,  la uccide «scoppiando in una risata demoniaca».

  1. Il caso mediatico: le statue di cera sui luoghi dei delitti

Il caso di Jack lo Squartatore ebbe da subito una grande risonanza mediatica. Vennero addirittura create statue di cera con le presunte sembianze del killer che furono esposte a Whitechapel Road, a poche decine di metri dal luogo degli omicidi. Il volto fu ricostruito in base agli identikit pubblicati dal Daily Telegraph e alle descrizioni fornite da testimoni oculari.

  1. Jack una donna? La teoria dell’università di Brisbane

E se Jack in realtà fosse stato una donna? L’ipotesi è stata avanzata nel 2006 dall’università australiana di Brisbane. I medici legali hanno eseguito il test del Dna su alcuni resti di saliva presenti sui francobolli delle lettere che il serial killer inviò a Scotland Yard. La candidata numero uno sarebbe Mary Pearcey, autrice dell’assassinio dell’amante del marito e della sua bambina: la donna fu processata e condannata a morte.

Già negli Anni 30, però, lo storico William Stewart scrisse che l’assassina poteva essere una «levatrice pazza o un’abortista».

  1. Lo Squartatore ispirò Bram Stoker per il suo Dracula

Sedici mesi dopo l’ultimo assassinio di Jack, il manager del celebre attore teatrale Henry Irving iniziò a scrivere un romanzo sui demoni: il suo nome era Bram Stroker, autore di Dracula. Il caso di Whitechapel ispirò molto la trama del romanzo. Le vittime del vampiro infatti erano cinque, proprio come quelle di Jack.

La figura del killer di Londra, uomo dall’aspetto rispettabile ma capace dei delitti più efferati, rispecchia una dualità presente nei protagonisti di molti romanzi dell’epoca. Non solo Dracula,  ma anche Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hide (1886) di R. L. Stevenson e Il ritratto di Dorian Gray(1890) di Oscar Wilde.

redazione